Ci sono stati anni in cui il salto ostacoli parlava soprattutto inglese. Gli altri erano outsider. Erano gli anni di Ryan Son, Milton, dei Whitaker (quelli 1.0…), Graham Fletcher, Malcolm Pyrah, degli Edgar, Liz e Ted che era già un supremo trainer. E ancora di David Broome, Lesley Mcnaught, di Ronnie Massarella… Un tempo andato, caro alla memoria di chi l’ha vissuto. Ma che – soprattutto – ha creato delle icone. Figure, e vale per gli uomini quanto per i cavalli, che hanno segnato gli sport equestri.
Nick Skelton (nella foto qui sotto, giovanissimo in sella a destra) è uno di questi. Classe 1957, il fuoriclasse britannico ha attraversato durante la sua lunghissima carriera in sella il meglio del panorama planetario del jumping. E ne ha fatto parte.

Coincidente con quella degli anni d’oro del salto ostacoli mondiale e arrivata con freschezza fino ai giorni nostri, ora la sua storia è un film.
Forse lo è sempre stata… Ma la differenza è che con la regia di Sarah George e la produzione della Dartmouth Films, la storia incredibile di questo campione, dello sport e del salto ostacoli entra nelle sale cinematografiche. Per il momento in quelle britanniche, dove il film è distribuito dalla settimana scorsa. Ma con la speranza che venga presto reso disponibile sulle principali piattaforme on demand.
La storia
«Ho sempre amato montare a cavallo. Lo so da quando ero bambino ed è sempre e solo quello che volevo fare»
È con questa frase che si apre la narrazione sul trailer ufficiale di Big Star: The Nick Skelton Story. Con l’oggi 67enne Nick che commenta le immagini di se stesso, in gara, da piccolissimo.
Il filo temporale di quello che tecnicamente si definisce un ‘all-access documentary’ coincide con la carriera sportiva di Skelton. E quindi con la sua vita dato che le due cose sono inscindibili.
A tracciare la figura di uno dei più premiati campioni britannici contribuiscono alcuni nomi eccellenti del panorama del jumping: David Broome, Kent Farrington, Rodrigo Pessoa… Oltre naturalmente ad alcuni ‘insider’ come i figli Dan e Harry (uno allenatore di galoppo e l’atro jockey) che insieme al padre raccontano cosa serve (o meglio, cosa è servito…) per raggiungere 7 partecipazioni olimpiche, vincere tutto, diventare una leggenda e uno dei beniamini di Elisabetta II.
A chi, in una intervista per la Tv britannica, gli ha chiesto come ha fatto a rimettersi in sella dopo il terribile incidente che lo avrebbe voluto a piedi per sempre, con una semplicità davvero disarmante Skelton rispose: «Basically, I coludn’t do anything else», ovvero, «In realtà non sapevo fare altro»…

E se mettiamo in fila la quantità di cavalli straordinari che hanno accompagnato la sua carriera, Maybe, If Ever, Apollo, St. James, Major Wager, Top Gun, Grand Slam, Phoenix Park, Dollar Girl, Limited Edition, Showtime, Tinka’s Boy, Hopes are High, Russel and Arko III, solo per citarne alcuni, ci rendiamo immediatamente conto che il non sapere fare altro viaggia in perfetto equilibrio con il concetto di fare una cosa sola ma raggiungendo niente di meno che l’eccellenza.
Ovviamente Big Star non è solo Nick Skelton, ma anche quel meraviglioso cavallo con il quale ha raggiunto le medaglie più ambite: gli ori olimpici a squadre nel 2012 e individuale nel 2016. «Il miglior cavallo che abbia mai montato» come lui stesso racconta con quel filo di commozione che si deve a chi ci ha aiutato a raggiungere i propri sogni.